Cassazione: non solo il potere direttivo per la verifica della subordinazione

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Con la sentenza n. 25711 del 15 ottobre 2018, la Corte di Cassazione ha affermato che al fine di distinguere il rapporto di lavoro autonomo da quello subordinato, oltre al potere direttivo, che per particolari mansioni ricoperte dal lavoratore può essere sfuggente, vanno verificati anche altri criteri “complementari e sussidiari” che, se presenti, possono essere valutati quali indizi probatori della subordinazione,  tra cui:

  • tipo di collaborazione,
  • continuità delle prestazioni,
  • osservanza di un orario determinato,
  • versamento a cadenze fisse di una retribuzione prestabilita,
  • coordinamento dell’attività lavorativa,
  • assetto organizzativo dato dal datore di lavoro,
  • assenza, in capo al lavoratore, di una sia pur minima struttura imprenditoriale.

I giudici della Suprema Corte evidenziano come “il nomen juris adoperato dai contraenti, sfornito di un valore assoluto e dirimente, non può essere del tutto pretermesso e rileva come elemento sussidiario, quando si riveli difficile tracciare il discrimine tra l’autonomia e la subordinazione“.

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Autore: La Redazione

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